sabato 29 gennaio 2011


incontro con l'autore e presentazione libro + cena vegan inizio ore 17:30



LIBERI DALLA CIVITA
di Enrico Manicardi
Mimemis Edizioni

Spunti per una critica radicale ai fondamenti della civilizzazione: dominio, cultura, paura, economia, tecnologia




Un testo avvincente, una lucida riflessione sulla nostra società e sul mondo devastato dalla cosiddetta civiltà. Manicardi, procedendo con una ricca dotazione di esempi e riferimenti bibliografici, stravolge l’idea dell’uomo come signore del mondo, richiamandosi ad una vita libera ed egualitaria basata sull’autodeterminazione, l’autoproduzione e la convivialità. Una vita, quindi, svincolata dai modi imposti dalla civiltà.



L’autore riprendendo l’etimo di civiltà (da civis-cittadino) marca il processo di riduzione dell’umano al civis, dove la connessione con la natura è persa, persa la capacità di conoscerla, di comprenderne i linguaggi e ci si trova ridotti ad essere schiavi dell’artificio, dipendenti della tecnica.


Un black out prolungato nel tempo e la nostra vita civilizzata sarebbe paralizzata. Senza i negozi di alimentari non sapremmo come procurarci da mangiare, senza rete idrica non sapremmo cosa e come bere. E senza gli specialisti non sapremmo neppure come curarci. La civiltà crea relative competenze solo entro i suoi limiti ed assoluta incompetenza a vivere fuori dai suoi contesti. Ci rendi cechi al mondo che non sia il suo e nel suo tiene nascosti ai più le “magie” del funzionamento.


L’inurbamento addomestica l’uomo, “lo strappa alla selva”, inonda di cemento le campagne, regola gli spazi e pianifica la vita. Per il civilizzato, ci dice Manicardi, vivere significa sottomettersi ad un insieme di regole, accettare un’addomesticazione che ci rende sempre più dipendenti da un sistema che sfugge al nostro controllo.


Questa società sempre più tecnologizzata, arrogante e invadente, corre veloce verso il fallimento, il medesimo fallimento in cui ha scaraventato gran parte dell’umanità. Il collasso è stato innescato. Acqua e aria sono inquinati in modo irreversibile, un numero senza precedenti di specie vegetali e animali si stanno estinguendo e tutto ciò si accompagna ad una dilagante crisi sociale (guerre, fame, diseguale accesso alle “risorse”, ecc.). Viviamo nell’epoca del collasso.


liberi dalla civiltà


Nel modo di produzione e riproduzione basato sulla civiltà del capitale, la tecnologia domina incontrastata ogni forma di vita, la conforma ai modelli ed alle procedure industriali, alle logiche del profitto senza limiti, della crescita illimitata e del consumo. Questo sviluppo è insostenibile per definizione. L’unica alternativa possibile alla società industriale sta nel suo abbandono


AGLI OPERI DI MIRAFIORI HANNO LASCIATO SCEGLIERE A CHE RAMO IMPICCARSI
la risposta di una classe operaia che si pensava scomparsa si è fatta sentire, al loro "referendum truffa" gli operai hanno risposto con dignità!
si sta nuovamente affacciando la vera faccia del capitalismo se si riprenderanno le lotte per conquistare diritti invece di una difesa di diritti che stanno dimiuendo
inizierà una nuova stagione di lotte.

concerto con
CONTRASTO political fast core da Cesena
NEID Viterbo play fast
TENTACLE RAPE old school hardcore da Jesi
SCORMA Forli hc punk

a seguire cena vegan
inizio concerti ore 17:30 circa

Venerdì 28 gennaio 2011

sciopero generale

dei lavoratori metalmeccanici

e dei lavoratori di tutte le categorie pubbliche e private


Il “governatore” Spacca ha definito le Marche (il 6.9.2010) come “la terra del capitalismo dolce”, tanto dolce che stiamo correndo il rischio di diventare diabetici.

Quanto è dolce questo capitalismo lo sanno tutti quelli che pagano sulla propria pelle la crisi indotta dai padroni, dalle banche, dagli speculatori e dall’apparato statale:

- i lavoratori di tutti i principali settori produttivi della regione (mobiliero nel pesarese, cantieristico in Ancona e Fano, metalmeccanico e cartaio da Fabriano a Jesi, calzaturiero e chimico nel maceratese, fermano e ad Ascoli);

- i lavoratori del settore pubblico (aumenti contrattuali bloccati per tre anni e limitazioni al diritto di sciopero);

- i disoccupati e i precari della scuola (solo quest’anno circa 1.000 posti in meno in tutta la regione);

- i migranti che muoiono asfissiati nei container dei camion nell’area portuale di Ancona, sempre più militarizzata, baluardo di una regione che si candida – sempre con il “governatore“ Spacca - alla organizzazione e gestione di una macroregione adriatica.


Ingrassa la rendita parassitaria e speculativa e chiudono i posti di lavoro, scarseggia il denaro ma aumentano in modo esponenziale i luoghi dove spenderlo (nel fermano chiudono la conceria Sacomar e lo Zuccherificio ex Sadam e poco dopo aprono due centri commerciali), così come gli sportelli bancari (guardate cosa c’è in Ancona in Via Martiri della Resistenza). Interviene anche la Chiesa che partecipa alla soluzione della crisi dell’area portuale anconetana proponendo un bel congresso eucaristico in un cantiere navale presumibilmente deserto. Non ci si fa mancare proprio nulla!


La nostra presenza oggi, come lavoratori e come anarchici, allo sciopero generale indetto dalla FIOM, dai COBAS, dalla CUB, dall’UNICOBAS e dall’Unione Sindacale Italiana-USI\AIT è contro l’attacco generalizzato alle condizioni di vita e contro le limitazioni alla libera circolazione degli esseri umani. Partecipiamo per ribadire il diritto di tutti i lavoratori e non (metalmeccanici compresi) a scegliere liberamente le forme della propria rappresentanza, a esprimere le proprie rivendicazioni, con le modalità di lotta che si riterranno necessarie.

Le miserie del capitale e il modello Marchionne che è passato a Mirafiori e che cercheranno di estendere in tutto il mondo del lavoro pubblico e privato, primo fra tutti attraverso la balcanizzazione del contratto nazionale di lavoro, vanno combattute fin da subito e dappertutto. L’autogestione e l’assemblearismo sono l’alternativa …. un altro mondo è possibile!!


ASSEMBLEA ANARCHICA MARCHIGIANA

Circolo Anarchico “E.Malatesta” Ancona; Anarchici Civitanova\Macerata;

Federazione dei Comunisti Anarchici Fano\Pesaro;

Centro Studi Libertari “L.Fabbri” Jesi; Federazione Anarchica Italiana - Jesi;

Anarchici\e ValCesano;gruppo Anarchico “P. Gori” Fabriano

UNIONE SINDACALE ITALIANA - USI\AIT

domenica 23 gennaio 2011

I Diritti negati, dalla guerra, dalle leggi, dal mercato, dagli stati. La storia di Samson, profugo dalla guerra infinita tra Etiopia ed Eritrea. Una storia simile a quella di tanti e tante uomini e donne in cerca di un futuro da costruire, da vivere dignitosamente, Samson è un ragazzo eritreo-etiope di 24 anni, fuggito dalla guerra, rifugiato politico.

Rifugiatosi inizialmente in Inghilterra, successivamente è venuto in Italia, è stato a Torino passando per San Benedetto del Tronto fino ad Ancona, dove attualmente è ospite di una Comunità per Rifugiati. Samson non resterà ancora per molto ad Ancona, così dice prevede “la legge”, se ne andrà altrove con tutte le sue innumerevoli difficoltà ed incertezze, in attesa che lo Stato italiano, chissà quando riconosca i suoi diritti.

Crediamo che la sua testimonianza di rifugiato politico unita ai non diritti dei Migranti e al non riconoscimento dei Migranti come persone e a tutta la drammaticità che ne consegue sono temi importanti che meritano la massima visibilità e un ampia riflessione.

giovedì 6 gennaio 2011

Bombe fasulle e bombe sindacali



Sembra quasi un copione da seguire per forza. In Italia ogni volta che c’è qualcosa che non va, magari uno sciopero, l’ennesima figuraccia del premier, l’ennesima inattività delle opposizioni o, peggio, ristrutturazioni sociali prossime a realizzarsi, tanto per distogliere l’attenzione, scoppia una bomba. E’ una moda tutta italiana (ed un modo tutto istituzionale) inaugurato con la strage di Piazza Fontana, quella che fu definita la strage di stato, strumento utile allora per frenare nel sangue le lotte operaie. Fortunatamente oggi si tratta di ben altro. Sono le solite bombe carta dei soliti anarco-insurrezionalisti. Chi è ormai abituato ai media di regime sa dare il giusto peso alle notizie ed alle provocazioni di questo tipo: cambia canale, non ci crede più (semmai ci ha creduto), e torna a bestemmiare per tirare avanti in una società che va sempre peggio. Ed il peggio arriva proprio a ridosso degli attentati alle ambasciate: anche a Mirafiori, come a Pomigliano, la Fiat ha imposto i suoi ricatti padronali cancellando diritti lavorativi e civili inalienabili.


Il contratto firmato diventa di fatto l’unica pericolosa bomba carta che è esplosa in questi giorni e le cui vittime si registreranno a migliaia nei prossimi anni.


E’ presto detto. Si è rotto il fronte sindacale. Per carità per quello che hanno fatto i confederali in questi anni a favore del padronato è poca cosa, ma ancora qualche lavoratore ci credeva nella lotta sindacale, nella democrazia in fabbrica, nel dover avere una rappresentanza organizzata per tutelare i suoi diritti. Di fronte alla crisi, creata dai padroni, tutto viene cancellato, e quel poco di coscienza di classe rimasta, scompare di fronte al bisogno di lavorare, di avere un reddito, non tanto un futuro, ma almeno arrivare a sera.


La Fiat potrà licenziare chi sciopera, non pagare le malattie, allungare i turni lavorativi fino a dieci ore. Che cosa si dovrà aggiungere (o togliere) per poter finalmente tornare a definire il sistema capitalista un’organizzazione schiavista dell’umanità? Aspettarsi qualche aiuto dalle opposizioni? Dai futuristi che neanche sono buoni a far cadere uno dei governi più traballanti della storia d’Italia? Dalla sinistra che elegge imprenditori come Calearo pronti poi a passare dall’altra parte. La sinistra? Quale, quella che saluta un accordo che affossa il futuro lavorativo nel nostro paese come una eventualità da prendere in considerazione in prospettiva della creazione di posti di lavoro? I ricatti da sempre sono un attacco diretto alle libertà, individuali e collettive. E poi, in nome di quale piano di ripresa industriale Marchionne chiede la resa della classe operaia? Esiste questo piano?


Oppure l’unica possibilità di avere un futuro economico è quello di gettare a mare questa classe imprenditoriale parassitaria ed arrogante e gettare sul tavolo delle trattative la forza delle ragioni dei lavoratori, degli sfruttati e dei disoccupati.


La macelleria sociale in atto va fermata, di certo non basta un corteo una tantum a Roma, è necessario che le lotte nelle fabbriche, nelle scuole, davanti e dentro ai CIE per i migranti, nei comuni che tagliano servizi ed assistenza, si uniscano creando un movimento capace di fermare il terrorismo sociale e la guerra di classe portata avanti dai padroni.


No a ricatti padronali e referendum a perdere.

Difendere salari, diritti e occupazione.

Sciopero generale, lotta di classe.


F.A.I. Federazione Anarchica Italiana

sez. M. Bakunin - Jesi

sez. F. Ferrer - Chiaravalle