La LIBERTA' non si mendica.. si prende!
!doctype>venerdì 27 aprile 2012
PRIMO MAGGIO
PRIMO MAGGIO DI LOTTA PER DIRITTI E LAVORO
Ora più che mai i valori del primo maggio vengono sottolineati dai lavoratori. Gli attacchi ai diritti ed al futuro del lavoro in questo paese sono inequivocabili (articolo 18, salari, occupazione) e con la scusa di una crisi creata ad arte si cerca di mettere fuori dalle fabbriche il poco dissenso rimasto mentre i profitti del padronato spalleggiato dalle banche e dai tecnici di turno continuano ad aumentare.Oggi, come molti anni fa, l'unico modo di difendere la vita e la dignità del lavoro è la lotta solidale dei lavoratori. L'unità degli sfruttati impedisce le guerre fra poveri e favorisce la conquista di nuovi garanzie sociali. Come hanno dimostrato nei mesi scorsi i lavoratori del cantiere di Ancona, scendere in piazza paga. Le varie manifestazioni, i blocchi autostradali e la solidarietà che trovano i lavoratori rendono il primo maggio non una ricorrenza ma una giornata viva di lotte e di diritti da rivendicare, non solo per difendere ma per ottenere un futuro di lavoro e di dignità.
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”FAI – Federazione Anarchica ItalianaGruppo “Michele Bakunin” di JesiGruppo “Francisco Ferrer” di Chiaravalle
PROGRAMMA DELLA GIORNATA:ore 10.00 Dibattito publicoore 13.00 Pranzo socialeore 18.00 Concerto BOOGIE BOY GUESCIO
martedì 24 aprile 2012
Un
25 aprile tecnico
Chissà
se il prossimo anni ci sarà più il 25 aprile. Fu rispolverato
all’inizio degli anni ’90, dopo il dimenticatoio del decennio
precedente, per rispondere all’entrata in scena di Berlusconi. Ora,
il cattivo Berlusconi è stato mandato via dal palazzo. Anche Bossi
sembra se la passi male. Ora ci sono i “tecnici” che si
interessano di fatti, sono pragmatici, rispondono con i numeri e non
con le nostalgie del passato. I tecnici che stanno facendo ciò che i
mercati vogliono, ciò che le servitù politiche non sono riusciti a
fare. Qualcuno parla di fine della politica, ma i politici sono
sempre lì, specie l’asse ABC – Alfano, Bersani, Casini – che
sostieni le scelte difficili da fare contro la crisi.
Già
c’è la crisi. Ma non c’è per tutti. L’1% dei ricchi italiani
sarà ancora più ricco, gli altri affonderanno lentamente in un
futuro di disoccupazione, liberalizzazione selvaggia del mercato del
lavoro (in democrazia la parola schiavitù è brutta, meglio
flessibilità). Le piazze vuote non si riempiono di studenti
destinati ad una cronica disoccupazione, di lavoratori esodati, di
pensionati che non avranno più garantiti sanità ed assistenza.
Come
leggere tutto questo. Con la memoria antifascista e democratica che
il 25 aprile celebra? Ma la lotta partigiana, l’opposizione al
fascismo, la ricostruzione del paese non passò attraverso la
negazione della dignità e del futuro. E non fu data in mano a chi
dalle sue scuole economiche sentenzia di un mercato capitalista
capace sol odi creare lutti e miserie.
Si
può parlare oggi di fascismo delle banche, che bruciano speranze ed
averi e vengono sostenute da leggi e leggine, anche meschine in
qualche caso, pur di garantire loro sempre più denaro, quello degli
altri, non di certo dei padroni o dei capi.
Non
si può parlare invece oggi di democrazia se un gruppo di parolai
nega il futuro alla maggioranza degli italiani, li mette uno contro
l’altro, li esclude da qualsiasi scelta. E’ la fine della
politica? L’avanzare dell’antipolitica, di quella che fa
spettacolo, figlia di un talk show televisivo, di un comico fallito,
di un magistrato rampante o dei trafficoni di sempre?
I
partigiani sui monti, i gappisti nelle città, ma soprattutto il
popolo che diede loro sostegno, stanco di menzogne, di miserie, di
morti, di sfruttamento, furono questi che costruirono una politica ed
una partecipazione dal basso certi che il fascismo del mercato
capitalista sarebbe stato sempre pronto a riprendersi poltrone,
seggi, appalti, libertà, vite.
Per
noi il 25 aprile è memoria e identità, partecipazione e lotta,
costruzione di una società migliore e futuro da condividere, per la
difesa dell’articolo 18, di ogni diritto rubato, di ogni garanzia
salariale e previdenziale, di ogni pezzo di terra dove vogliano
costruire una TAV mangiasoldi e mangia-vite.
La
resistenza è oggi nelle lotte degli sfruttati, nel rifiuto delle
logiche di morte delle guerre e dei mercati, contro la dittatura dei
media e dei tecnici. Noi la crisi non la paghiamo!
FAI
– Federazione Anarchica Italiana
Gruppo
“M. Bakunin” – Jesi
Gruppo
“F. Ferrer” – Chiaravalle
Fip.
Via pastrengo 2 - Jesi
Apprendiamo dalla stampa con tristezza e sgomento la notizia della morte di Luca Animobono. Come anarchici e libertari di Jesi e della Vallesina non possiamo che unirci al dolore di familiari, amici e colleghi e dei tanti conoscenti che per il suo lavoro di cronista hanno avuto il piacere di conoscerlo, di apprezzarne al professionalità e la pacatezza. Non spetta certo a noi esprimere giudizi sul suo lavoro, ma Luca sapeva unire ad uno stile semplice e lineare, mai infarcito di facili frasi effetto, la capacità di raccontare, fare sintesi, dipingere in poche righe la cronaca di un avvenimento, il profilo di un personaggio, il commento su di una situazione. A fronte di molti che amano cedere alle facili scritture, zeppe di stereotipi o anglicismi, Luca ha saputo dare dignità al lavoro di cronista, quello di provincia, molto spesso dimenticato e fuori dai riflettori e dai facili guadagni. Lo ringraziamo e lo salutiamo per l’ultima volta, inchinandoci di fronte agli insegnamenti derivati dalla quotidianità del suo lavoro e della sua persona.
Jesi, 24 aprile 2012
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” di Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” di Chiaravalle
giovedì 19 aprile 2012
live-report 8/04/2012
http://www.thenewnoise.it/the-orange-man-theory-semenzara-the-horrible-network-842012/ (grazie a Michele Giorgi)
THE ORANGE MAN THEORY + SEMENZARA + THE HORRIBLE NETWORK, 8/4/2012
di MICHELE GIORGI • 16/04/2012 • 23:59Nessun commento
Jesi, C.S.L. “L. Fabbri”.
Mia nonna ripeteva sempre: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Fedele a questo motto, ho deciso di lasciare il pranzo con i parenti per raggiungere Jesi e unirmi a una compagnia ben assortita, per un crescendo di estremismo sonoro che ha visto tre approcci differenti a uno stesso modo di sentire la musica, rappresentato dalla passione e dalla capacità di re-interpretare stili pre-esistenti in maniera decisamente personale. Classica ciliegina sulla torta è stata quello spirito rilassato delle matinée al circolo, con banchetti, chiacchiere, bevute in compagnia e qualche postumo del sabato sera e del pranzo domenicale ancora sulle spalle.
Aprono i The Horrible Network, con un mix tra spirito DC e seconda ondata emocore, senza lasciare fuori una linea diretta con gli eroi locali Eversor. La miscela risulta ben bilanciata e appare perfetta per aprire le ostilità, con un continuo alternarsi di energia hardcore e linee melodiche orecchiabili, scariche di adrenalina e pathos, con il piglio tipico della vecchia scuola e un piede già pronto a varcare il confine con l’indie. È proprio la capacità di reggere il tutto senza sbilanciarsi troppo la carta vincente e il maggior pregio di questa band: approfondiremo in sede di recensione.
A seguire, sale la potenza di fuoco con i Semenzara, vecchie conoscenze del circuito (non solo) hardcore marchigiano e paladini di un old-school niente affatto scontato, ricco di piccole digressioni/infiltrazioni che non ne alterano il flusso diretto, ma ne aumentano la presa sul pubblico presente. Nessun fronzolo, poche parole per introdurre i brani e una carica da fare invidia ai più, quella dei Semenzara è musica capace di centrare il bersaglio senza cadere nelle opposte trappole dell’eccessiva semplificazione e della prolissità auto-referenziale. Anche per loro varrà la pena spingersi in una più attenta analisi quando a giugno uscirà il debutto su vinile (un one-sided 12” serigrafato), ma si capisce sin d’ora come il nome non sia l’unica cosa capace di attirare l’attenzione su questa nuova entità della scena hardcore più autentica e sincera.
Chiudono in bellezza i romani The Orange Man Theory, impegnati nella produzione di un nuovo album, quindi desiderosi di presentare le nuove composizioni. Al solito, colpiscono per impatto e precisione, violenza e tecnica, grazie all’incredibile maelstrom di grind, hardcore, death, noise e retrogusto southern che da sempre ne caratterizza il percorso. I brani in uscita appaiono ancor più violenti e letali, in due parole estremi e ricchi di groove, tanto da far presa sul pubblico sin dal primo ascolto. Se queste sono le premesse, ci sarà presto di che leccarsi i baffi. Il set non fa che riconfermare il valore di una band che non ha paura di mettersi in discussione o sperimentare con ingredienti a prima vista eterogenei, senza per questo apparire discontinua o priva di una propria personalità ben definita. Il pubblico ovviamente gradisce e applaude soddisfatto.
Chiusura a ora decente – una vera rarità di questi tempi- e solito plauso per i ragazzi del Fabbri, con nuova sede e ancora più determinazione nel proseguire un discorso ormai ben radicato nel tessuto cittadino. Grazie a loro, la domenica passa da giorno dedicato al coma sul divano a perfetta occasione per socializzare in mezzo alla buona musica, in pratica la quadratura del cerchio.
THE ORANGE MAN THEORY + SEMENZARA + THE HORRIBLE NETWORK, 8/4/2012
di MICHELE GIORGI • 16/04/2012 • 23:59Nessun commento
Jesi, C.S.L. “L. Fabbri”.
Mia nonna ripeteva sempre: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Fedele a questo motto, ho deciso di lasciare il pranzo con i parenti per raggiungere Jesi e unirmi a una compagnia ben assortita, per un crescendo di estremismo sonoro che ha visto tre approcci differenti a uno stesso modo di sentire la musica, rappresentato dalla passione e dalla capacità di re-interpretare stili pre-esistenti in maniera decisamente personale. Classica ciliegina sulla torta è stata quello spirito rilassato delle matinée al circolo, con banchetti, chiacchiere, bevute in compagnia e qualche postumo del sabato sera e del pranzo domenicale ancora sulle spalle.
Aprono i The Horrible Network, con un mix tra spirito DC e seconda ondata emocore, senza lasciare fuori una linea diretta con gli eroi locali Eversor. La miscela risulta ben bilanciata e appare perfetta per aprire le ostilità, con un continuo alternarsi di energia hardcore e linee melodiche orecchiabili, scariche di adrenalina e pathos, con il piglio tipico della vecchia scuola e un piede già pronto a varcare il confine con l’indie. È proprio la capacità di reggere il tutto senza sbilanciarsi troppo la carta vincente e il maggior pregio di questa band: approfondiremo in sede di recensione.
A seguire, sale la potenza di fuoco con i Semenzara, vecchie conoscenze del circuito (non solo) hardcore marchigiano e paladini di un old-school niente affatto scontato, ricco di piccole digressioni/infiltrazioni che non ne alterano il flusso diretto, ma ne aumentano la presa sul pubblico presente. Nessun fronzolo, poche parole per introdurre i brani e una carica da fare invidia ai più, quella dei Semenzara è musica capace di centrare il bersaglio senza cadere nelle opposte trappole dell’eccessiva semplificazione e della prolissità auto-referenziale. Anche per loro varrà la pena spingersi in una più attenta analisi quando a giugno uscirà il debutto su vinile (un one-sided 12” serigrafato), ma si capisce sin d’ora come il nome non sia l’unica cosa capace di attirare l’attenzione su questa nuova entità della scena hardcore più autentica e sincera.
Chiudono in bellezza i romani The Orange Man Theory, impegnati nella produzione di un nuovo album, quindi desiderosi di presentare le nuove composizioni. Al solito, colpiscono per impatto e precisione, violenza e tecnica, grazie all’incredibile maelstrom di grind, hardcore, death, noise e retrogusto southern che da sempre ne caratterizza il percorso. I brani in uscita appaiono ancor più violenti e letali, in due parole estremi e ricchi di groove, tanto da far presa sul pubblico sin dal primo ascolto. Se queste sono le premesse, ci sarà presto di che leccarsi i baffi. Il set non fa che riconfermare il valore di una band che non ha paura di mettersi in discussione o sperimentare con ingredienti a prima vista eterogenei, senza per questo apparire discontinua o priva di una propria personalità ben definita. Il pubblico ovviamente gradisce e applaude soddisfatto.
Chiusura a ora decente – una vera rarità di questi tempi- e solito plauso per i ragazzi del Fabbri, con nuova sede e ancora più determinazione nel proseguire un discorso ormai ben radicato nel tessuto cittadino. Grazie a loro, la domenica passa da giorno dedicato al coma sul divano a perfetta occasione per socializzare in mezzo alla buona musica, in pratica la quadratura del cerchio.
sabato 14 aprile 2012
Spazi d’arte e libertà”, è l’iniziativa organizzata dal centro Studi Libertari “Luigi Fabbri di Jesi, con il sostegno e la partecipazione attiva dei giovani artisti jesini. A partire da sabato 14, con inaugurazione alle ore 18, per altri due fine settimana consecutivi – tutti i pomeriggi a partire dalle 16, dal venerdì alla domenica – si terrà una mostra d’arte nei locali di Via Pastrengo 2 a Jesi, inserendo nell’alveo naturale della cultura senza gerarchie e senza mercanti, l’espressione libera di ogni forma d’arte creativa.
Durante ogni apertura si affiancheranno ulteriori iniziative di live performance (l’arte riprodotta direttamente oltreché essere esposta), musica, dibattito (contro la guerra in previsione per il 22 aprile prossimo) e consultazione dei materiali documentari dell’archivio Fabbri. E’ il primo atelier di primavera che viene inaugurato in città fuori da ogni logica del profitto, aperto al pubblico e gratuito, per dare voce all’arte e alla cultura come libere espressioni individuali e comunitarie.
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