sabato 23 marzo 2013



      Cattiva salute, pessima politica, peggior democrazia.

Torna a far parlare di sé la riorganizzazione del sistema sanitario marchigiano. Ospedali, posti letto, servizi, la sforbiciata è profonda e segue il parallelo che sta avvenendo in tutto il paese. Viene da chiedersi: in un momento di crisi come quello attuale la ristrutturazione sanitaria che si opera servirà a ridurre costi o taglierà solo posti di lavoro e copertura sanitaria a favore del mercato e a sfavore dei più deboli? Molte le ipotesi, ma di certo c’è il peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro, e di salute, della collettività. La risposta dal palazzo regionale (e da Roma) è quella di sempre: decisioni pesanti prese sulla pelle dei cittadini, senza alcuna consultazione con le comunità e le istituzioni locali. E’ la stessa politica regionale che oggi taglia in nome della salute e ieri voleva le centrali a biomasse. La stessa che parla di rinnovamento della politica ma la classe al potere è sempre più lontana dal grido di disperazione della collettività. Nei fatti il sistema sanitario pubblico sta esalando il suo ultimo respiro ed è assordante il silenzio di partiti, vecchi e nuovi, sindacati e intellettuali vari pronti a mobilitarsi per uno spot di un miliardario attore americano, ma consenzienti alle decisioni dei poteri forti. Chiamare alla mobilitazione i cittadini, anzi gli utenti del servizio sanitario pubblico, è doveroso in difesa della salute pubblica, dei più deboli, della equità nella salute minacciata dalla tirannide della privatizzazione.

F.A.I. – Federazione Anarchica italiana
Gruppo “M. Bakunin” – Jesi
Gruppo “F. Ferrer” - Chiaravalle

mercoledì 13 marzo 2013


Alcune bacheche del sottopasso dell’anagrafe di Jesi sono state danneggiate. Sono quelle del Comune di Jesi, della Croce Rossa e del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”. L’amara scoperta è stata fatta la mattina del 13 marzo. Non è la prima volta che la bacheca degli anarchici jesini subisce danni, ma questa volta il fatto coinvolge anche altre organizzazioni. Difficile sapere chi possa essere stato, ma l’azione parla da sé. Sia essa di natura vandalica o squadrista (come in passato) è comunque un grave segnale per la città. Atto intimidatorio, tra il mafioso e il fascista, che vuole mettere a tacere con la violenza l’informazione che la bacheca divulga. Un grave segnale di imbarbarimento della politica dove toni alti, insulti, personalismi e violenza (anche verbale), servono solo a coprire il vuoto di contenuti. Invece chi rompe una bacheca solo perché non sa cosa fare di meglio, è il grave prodotto di un contesto sociale e culturale che si sta sempre più impoverendo, che non trova risposte al vuoto di una prospettiva di vita futura – lavorativa o famigliare - se non nella rabbia fine a se stessa, nell’atto distruggitore, più ormonale che razionale. Teppisti o squadristi, coloro (o colui/lei) che hanno distrutto le tre bacheche sono gli utili idioti al servizio involontario (forse) di chi preferisce una telecamera in più piuttosto che un posto di lavoro in più, di chi è più bravo con gli slogan elettorali che con le garanzie sociali. Inutile dire che, come anarchici, non ci faremo intimidire, e continueremo nell’opera di controinformazione, lotta e costruzione dal basso di una società migliore.


Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” 
FAI – Federazione Anarchica Italiana
 Gruppo “Michele Bakunin” di Jesi 
Gruppo “Francisco Ferrer” di Chiaravalle

martedì 12 marzo 2013

   
RAGION DI STATO


Il 3 gennaio 1998 un aereo militare statunitense tranciava i cavi della funivia del Cermis in Val di Fiemme. Dissero che era un volo di addestramento, che fu una tragica fatalità. In realtà l’equipaggio stava “giocando” sui cieli italiani. Morirono 20 persone. I militari non furono processati né da un tribunale italiano, né da alcuno dei 5 paesi europei cui appartenevano le vittime. Nei fatti restarono impuniti.
Come fu per molti militari tedeschi che, durante la 2^ Guerra mondiale, seminarono morte e distruzione per mezza Europa per poi nascondersi in patria. I pochi che non riuscirono ad evitare le galere in qualche caso, tornarono a casa grazie a spericolate evasioni, o come fu per il colonnello Kappler, il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine (335 vittime civili), fuggì grazie, qualcuno disse, al governo italiano.
Del resto anche i militari italiani che si resero responsabili di massacri in Africa o nei Balcani, rimasero impuniti, mentre lungo tutta la storia del ‘900 chi si è opposto alla guerra, ha disertato, ha rifiutato di uccidere in nome della patria, quando non veniva fucilato sul posto, era messo in galera o in manicomio, dimenticato per decenni. Non c’è nulla di strano in tutto ciò. Esistono due pesi e ... molte misure. La ragion di stato, la salvezza della patria, l’onore, la gloria, gli interessi di mercato, del commercio, della finanza e delle banche passano sopra a tutti.
C’è una ragion di stato che domina, usa la retorica patriottarda per riempire pance e teste vuote, specie quando l’economia va male. Si trasformano assassini in eroi. Tutto pur di dimenticare i morti delle guerre armate e delle guerre economiche che mietono vittime fra i proletari.
In guerra, come in pace, c’è chi può permettersi di fare di tutto e chi invece può solo piangere i propri morti. Come le 81 vittime della strage di Ustica, ammazzate da un atto di guerra in tempo di pace e dalle menzogne dei militari. O come per i 12 morti e gli 88 feriti della strage della scuola di Casalecchio di Reno, sventrata da un aereo militare in avaria, privo del pilota messosi in salvo.
Ma è facile la retorica contro la guerra e i militari. Meno facile rendersi conto che sono l’espressione di una società altra, che non conosce regole se non quelle che si dà, e spazza tutto ciò che incontra nel suo cammino. Non c’è diritto che tenga, giustizia, pacifismo o democrazia. La ragione del più forte domina e giustifica ogni cosa: una strage, un incidente, le radiazioni di una costa turistica per ospitare una base di sottomarini nucleari o buttare bombe un po’ in giro per liberarsi di un carico pericoloso.
Come fu in Adriatico durante la guerra contro la Serbia, ad opera degli aerei della Nato. Molte le bombe a grappolo recuperate dai pescatori. In un caso quattro rimasero feriti, ma almeno non furono uccisi, perché è pericoloso il mestiere di pescatore, e si può morire. Non basta il mare, il lavoro, i rischi, può accadere anche di essere scambiato per un pirata ed essere ammazzato come un cane. Da uno sconosciuto. Da due sconosciuti, lontani, e che per questo molti diranno che hanno fatto solo il loro dovere. E’ la ragion di stato, che non coincide mai con quella dell’umana società.



F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Gruppo - M.Bakunin - Jesi
Gruppo - F.Ferrer - Chiaravalle

sabato 9 marzo 2013


8 Marzo nelle Piazze


In questa giornata si dovrebbero ricordare le morti e i soprusi subiti dal genere femminile in ogni contesto del nostro sistema sia sociale che lavorativo ma, invece di dare ascolto alle lotte con atti concreti, si spettacolarizza, si svuota di significati politici questa data. Le piazze si riempiono di “scarpe rosse”, fiori, flash-mob e balletti che poco hanno a che fare con le strade piene di manifestanti che pretendono libertà, sicurezze sociali e lavorative come asili e assistenza sanitaria. Scendere in strada ballando non cambierà le attuali condizioni di vita di milioni di donne, non rovescerà governi sessisti e dittatoriali come non lo farà l'espressione della protesta imprigionata nelle urne elettorali; la speranza che le nuove facce scese in politica a dirigere la vita altrui mantengano le solite promesse elettorali è vana. Da che mondo e mondo è il potere che distorce e corrompe ogni cosa e tutto quello che si è ottenuto è solo e soltanto il frutto del radicamento di lotte decise e coraggiose. Un particolare esempio ci viene dal nostro territorio dove la “vittoria” sul ripristino dell'interruzione volontaria di gravidanza all'ospedale cittadino, ha evidenziato che solo la spinta dal basso delle
gente, stanca della sufficienza con cui vengono affrontati i problemi, ha fatto scomodare chi, sicuramente a conoscenza della situazione, era rimasto sordo alle esigenze femminili. Chi più ha bisogno non viene mai rappresentato ed è evidente che se si auto-organizza senza guru o portavoce, portando avanti un pensiero collettivo, può e deve far valere le sue richieste a chi nelle poltrone al potere gli concede solo poche briciole. Ancora insieme uomini e DONNE per una lotta a cui partecipino tutti con le proprie capacità, senza che nessuno indichi una indiscutibile quanto improbabile verità da inseguire.



F.A.I. - Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo – M. Bakunin – Jesi 
Gruppo – F. Ferrer – Chiaravalle 
Centro Studi Libertari L.Fabbri


I padroni del vapore

Il dibattito post-elettorale ferve, la governabilità impazza e i mercati sono altalenanti mentre i veri padroni del vapore fanno sentire la loro voce. Il comune denominatore: nostra signora delle auto.

A Bari la Bridgestone conferma la volontà di chiudere la fabbrica (950 lavoratori), ma di essere aperta al dialogo. Il sindaco del capoluogo pugliese si dice pronto a sostenere gli operai se decidessero di occupare lo stabilimento. Buona cosa, ma forse sarebbe meglio penalizzare la multinazionale, facendole pagare il corrispettivo in retribuzione, speranze e futuro perso per l’ennesimo caso di delocalizzazione. Ma questo è troppo, la lotta di classe non va più di moda. Almeno per gli operai, per i padroni invece ...

Non a caso Marchionne, che recepisce la voglia di cambiamento uscita dalle urne si auspica governabilità per non uscire dall’ euro ed avere più sostegno e non tasse, IMU e altre cose simili. Certo detto da uno che taglia occupazione, diritti e salari, fa venire il sospetto che l’unico cambiamento che ci sarà è solo in termini di diritti, sempre più contratti o negati. Mentre i privilegi restano tutti, sempre per i padroni. C’è ancora in giro qualcuno che pensa che il parlamento interclassista di questa Repubblica fondata sul lavoro, toglierà qualche privilegio e restaurerà qualche diritto?

E tanto per capirsi non è un caso che al salone dell’auto, aperto a Ginevra, uno dei salvatori
della patria, Montezemolo, presenta il modello esclusivo delle nuove Ferrari, quello da un milione di euro, destinato ovviamente ad un pubblico ridottissimo di appena 500 acquirenti. Qualcuno dirà: “Ma per costruirle si è prodotto lavoro e ricchezza”. Forse, però per pagare quelle Ferrari, si è prodotto sfruttamento e miseria, perché quei 500 milioni di euro da qualche parte i padroni devono averli pur presi. In tempo di crisi poi!

Crisi o non crisi il vapore deve andare avanti ed il carburante è sempre lo stesso: il petrolio. Un arma utile per molti paesi poveri per poter far sentire i propri diritti verso il “Nord” ricco e prepotente anche se non è detto che quei diritti si diffondano, vengano applicati o che altro.

Molti gli esempi, uno il riferimento di oggi: il Venezuela, il cui presidente Chàvez è morto dopo una malattia che molti già annoverano fra le tesi complottiste mondiali. Personaggio controverso Hugo: dittatore o rivoluzionario? Jefe del pueblo o caudillo della sesta potenza produttrice di petrolio? La risposta viene dalla stessa massima centralizzazione del potere che era stato in grado di costruire attorno a se e che oggi si manifesta nelle mille illazioni attorno alla sua morte.
Un uomo solo alla guida di un paese, o di un partito, o di un movimento la storia ci insegna cosa significa in termini economici e sociali. In merito alla morte di Chavez ci sentiamo di rispondere con le stesse parole de “El Libertario” periodico anarchico di Caracas: “Né lutto, né celebrazioni! E’ arrivata l’ora dell’autonomia e delle lotte sociali”. Non solo in Venezuela.




F.A.I. - Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo – M. Bakunin – Jesi 
Gruppo – F. Ferrer – Chiaravalle 
Centro Studi Libertari L.Fabbri

martedì 5 marzo 2013


L’ultimo giorno di febbraio.

Chissà come sarà ricordato l’ultimo giorno del febbraio 2013. Molti diranno delle dimissioni di un oscuro pontefice che fra le tante cose parlò di dittatura del relativismo, senza preoccuparsi delle dittature politiche o economiche. Altri penseranno allo scatto d’orgoglio di un presidente alla fine del suo mandato, a difesa di un paese definito a rischio contagio dai tedeschi e che ospita clown in parlamento secondo gli inglesi.

A sinistra … ma già da molto prima di quel 28 febbraio era scomparsa la sinistra sotto le macerie di un tentativo goffo di essere partito di governo, senza essere più partito di lotta. Sulla macerie stanno i novelli portabandiera della forza della ragione, che rischia però sempre più di apparire come ragione della forza.

Non molti si ricorderanno di quest’ultimo giorno di febbraio come un giorno di infamia in cui le ragioni del lavoro, del diritto, della giustizia sono state cancellate in un’aula di tribunale rubando per l’ennesima volta i 7 operai morti della Thyssenkrupp alle loro famiglie. E all’infamia vecchia si aggiunge quella nuova di un altro morto sul lavoro all’Ilva di Taranto, il terzo in appena cinque mesi.

Il quadro non è dei migliori, ed anche se il paese si è stretto attorno a guru vecchi e nuovi, chi sperando, chi rassegnandosi, tanto per aumentare la confusione, i soliti 007 istituzionali lanciano l’allarme di attentati, sommovimenti, fabbriche cinesi che ci rubano il lavoro e chi più ne ha più ne metta. O come la caccia alle streghe di chiunque si opponga, utile a fare processi farsa, tanto pesanti sui media quanto vuoti di verità. Quando c’è insicurezza politica, ristrutturazione economica e pericolo di rivolta sociale, la strategia della confusione e della tensione è un prodotto made in Italy classico. Magari per favorire il formarsi di un governo, l’elezione di un capo, la pacificazione della rabbia sociale di chi, molto presto, si accorgerà che dopo le urne … non è cambiato niente.


FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francesco Ferrer” – Chiaravalle


Fip. Via Pastrengo 2 - Jesi