giovedì 30 aprile 2015

1° Maggio


















1 MAGGIO

1° Maggio dedicato a tutte le vittime del lavoro, a chi manifesta contro l'Expo, a chi in un giorno di lotta e di festa è contento di lavorare perché, disperato, sa che domani non lavorerà.

questo primo maggio è per chi lotta, contro i padroni, contro lo stato.

JESI via Pastrengo 2
dalle 11:30
Comizio, pranzo sociale, pomeriggio conviviale con canzoni, video e storie.

domenica 26 aprile 2015

concerto del 3 maggio

















Domenica 3 Maggio

ore 17:30 - ingresso libero - a seguire cena Vegan

MEATBALL EXPLOTION - Thrash'n'Roll da Fano

PANZER - Spaghetti SpeedROck da Filotrano

BABYSCREAMERS - GroovePunk da Ancona

La partecipazione agli utili delle aziende di cui siamo sempre resi più schiavi non potrà essere che una carota, per giustificare il bastone che il capitale da sulla schiena di chi lotta per ottenere più diritti per gli sfruttati e resiste alle privatizzazioni per il profitto di sanità, scuola e servizi



sabato 25 aprile 2015

contro la Fascista Italia - 25 aprile


Contro la Fascista Italia
L’Italia è stata condannata per tortura dalla corte europea dei diritti dell’uomo per i fatti di Genova nel 2001. Un bel riconoscimento per un paese che festeggia i suoi settant’anni dalla liberazione nazi-fascista. C’è poco da meravigliarsi. Dopo quel 25 aprile, tutto ciò che è stato conquistato in termini di diritti è stato frutto di lotte che si sono susseguite negli anni. Lotte dure, sempre represse dal potere. Se la dittatura fascista era stata cacciata a furor di popolo e sotto il peso dei suoi delitti e del suo fallimento, le idee fasciste non hanno mai smesso di trovare spazio nelle gerarchie istituzionali, imprenditoriali e culturali di questo paese. Ed oggi portano avanti una battaglia di conquista assoluta del potere che non ha precedenti nella storia dell’Italia repubblicana.

La scuola pubblica scompare sotto il peso di una riforma che la vuole sempre più privatizzata, di classe e in mano a presidi-padroni. La sanità pubblica cede sempre più terreno a quella privata, integrativa, lasciando intanto il potere dei baroni, delle case farmaceutiche, delle clientele di ogni tipo, mentre aumentano le iniquità sociali e nella salute. Per non parlare del lavoro, che si può sintetizzare in poche parole: Jobs Act del Governo Renzi.

Chissà come festeggeranno il 25 Aprile i 1350 operai messi come esubero dal Gruppo Merloni. O le famiglie di quelli che sono affogati davanti alle coste italiane, o di quelli che muoiono sul lavoro e di lavoro. Il fascismo ottanta anni fa inaugurava l’autarchia. Oggi in nome della crisi ci sono ministri che esaltano il lavoro non retribuito chiamandolo falsamente come volontariato, mentre c’è chi guadagna in un mese paghe e pensioni da fame tali che ci hanno fatto tornare indietro di decenni.

Il fascismo aveva il Ministero della Cultura Popolare, che aveva abbreviato nel significativo Min.Cul.Pop., oggi i media forse non sono così asserviti, ma il risultato nella libertà di informazione cambia poco dalla sigla mussoliniana. Oggi il culto del capo, del leader è tale e indiscusso che non esistono manco più i partiti e le idee, ma liste politiche con i nomi di autorevoli personaggi, che scompaiono spesso nell’arco di una legislatura. Oppure vengono riciclati di continuo nel gioco delle elezioni democratiche e libere. Chiamarle plebisciti è un eufemismo se si pensa allo spessore politico della ricandidatura, tanto per citare, dell’indigeno Spacca.

L’Italia è il paese dei “Santo subito” e dell’assolutamente si! Della riscrittura della storia e dei saluti romani allo stadio – e non solo. L’Italia è il paese dove è più facile che la politica produca malaffare che non investimenti per il futuro. In un paese libero la sicurezza si legge in termini di reddito, salute, lavoro, cultura. Altrimenti spuntano telecamere e pestaggi.

Noi consideriamo che al fascismo non ci si possa e non ci si debba mai arrendere. La forza della ragione e dei sentimenti, della solidarietà e della libertà è riuscita a costruire una società migliore dopo quel 25 aprile, e non ce la faremo scippare da quattro frustrati in camicia nera o in doppio petto. Oggi come sempre, la resistenza continua nella solidarietà di classe, nelle lotte degli sfruttati.



Saremo sempre partigiani!



F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
M.Bakunin - Jesi
F.Ferrer - Chiaravalle

sabato 18 aprile 2015

concerto 19 Aprile



















Domenica 19 Aprile 
ore 17:30

Ingresso Gratuito
...e a seguire CENA VEGAN!

Crtvtr - (Post-Rock Post-Hardcore da Genova)

A.N.O. -  (Noise Jazz core Duo di Casa)

Pure Marmelade  - (D'Hope Grunge da Filottrano)

Durante l'evento Esposizione/Mostra di:
Pzzbxs - (Pizza Boxes)

PZZBXS: 22 artisti, 34 cartoni da pizza ridipinti e trasformati in custodie per dischi.

PZZBXS (pizzaboxes) è un’iniziativa benefica ideata dalla band genovese CRTVTR (cartavetro) per autofinanziare la copertura dei danni riportati durante l’alluvione del 10 ottobre. Quando la piena torrentizia ha allagato Staglieno, lo studio di registrazione ha subito 14.000 euro di danneggiamenti fra strumentazione e dischi dei CRTVTR e di altri gruppi ospitati.

In mostra 34 cartoni da pizza rivisitati da artisti e illustratori italiani che sono intervenuti sull’involucro esterno con assemblaggi, tagli, stencil, cuciture, acrilici e persino lapis.

giovedì 16 aprile 2015

info-point 18 aprile













In-sicurezza generale …
Due notizie. Ad Ostuni crolla il soffitto di una scuola elementare, alcuni bambini sono rimasti feriti. Un po’ in giro per tutto il paese dietro le spinte dello sciacallaggio elettorale, decine di campi Rom vengono smantellati, deportando di fatto centinaia di persone colpevoli solo di appartenere ad un’altra cultura, vittime della caccia al voto facile. Chissà se il modello di una scuola del futuro, votata al mercato e con il preside padre-padrone riuscirà a salvaguardare la sicurezza dei suoi scolari.
In termini diversi entrambe le notizie si legano alla parola sicurezza che però può avere vari aspetti. Infatti c’è chi maschera politiche comunali inesistenti e di vendita del patrimonio pubblico con la “sicurezza” delle telecamere, e chi riempie di niente il vuoto dei pensieri contro le coppie gay, i clandestini, l’Europa etc. Ma c’è una sicurezza reale, importante, irrinunciabile che giorno dopo giorno viene a mancare sotto i colpi del profitto.
Sicurezza è avere un posto letto in ospedale o l’assistenza a domicilio se si è malati specie se vecchi, poveri e soli. C’è chi muore dimenticato dentro casa e chi salta in aria vittima del degrado e dell’abbandono (madre e figlia a Torino). Sicurezza è abitare in un comune che non vede franare case, strade e palazzi ogni volta che piove. Sei anni sono passati dal terremoto de L’Aquila e la “sicurezza” garantita da privati, istituzioni e politici nel dopo terremoto è sotto gli occhi di tutti.
Sicurezza è avere un posto di lavoro e un reddito dignitosi. Invece le politiche di Governo, della Confindustria e delle svendite sindacali, impongono una legge infame – Jobs Act – che cancella qualsiasi diritto, qualsiasi garanzia, ogni speranza di essere soggetto sociale come classe lavoratrice. Qualcuno ha detto che il Jobs Act ha creato ben … 13 posti di lavoro. Quanti posti di lavoro ha cancellato, forse non lo sapremo mai.
Sicurezza è andare al lavoro e poter tornare a casa sano e vivo. Nel solo mese di gennaio di quest’anno 50 sono stati i morti sul lavoro, appena uno in meno rispetto allo scorso anno. Chissà come sarà quando fra qualche anno si sarà costretti a lavorare fino a settant’anni per una pensione che non si avrà mai e che sarà servita solo agli sciacalli del sistema del profitto, cioè al capitale protetto dalla violenza dello stato. Si potrebbe continuare all’infinito, ma per sicurezza noi consideriamo quella relativa a lavoro, stipendi, salute, scuola, diritti sociali.
Il resto è solo propaganda elettorale di partiti asserviti alle esigenze dei padroni, dipinti del colore del fascismo squadrista e guerrafondaio, rappresentati da individui privi di qualsiasi utilità sociale, che non hanno mai lavorato, assistito un anziano, risparmiato … sofferto. Un’Italia più sicura qualcuno la vorrebbe con vicesceriffi che prendono e ammazzano neri per strada, indifferenti all’accusa di essere un paese dove si tortura e deporta. Per noi anarchici rendere un paese sicuro significa semplicemente sviluppare la solidarietà, la libertà, le garanzie sociali e sindacali.
… finché c’è un governo, finché c’è un padrone!
FAI - Federazione Anarchica Italia:
- gruppo "Michele Bakunin" - Jesi;
- gruppo "Francisco Ferrer" - Chiaravalle

venerdì 10 aprile 2015

prossime iniziative



















18 Aprile Info-point su lavoro e sicurezza
25 Aprile partecipazione corteo anniversario con i nostri contenuti
1 Maggio comizio e giornata conviviale per chi non va all'appuntamento No-Expo 2015

giovedì 9 aprile 2015

A sostegno della sanità pubblica, equa e garantita




















Nei giorni scorso gli operatori del Pronto Soccorso di Jesi hanno scritto una seconda lettera. 
Comunicato stampa

A sostegno della sanità pubblica, equa e garantita


Parafrasando gli antichi: hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato … riforma sanitaria. Questo è il commento che si può fare a sostegno della seconda lettera fatta dal Pronto Soccorso di Jesi, ancor più condivisibile della precedente e che chiama in ballo le istituzioni locali. Forse qualcuno si ricorderà il vecchio ospedale di Jesi, i suoi reparti, i suoi vecchi primari. Uno di questi, vantandosi, un giorno ebbe a dire: “Nel mio reparto non trovate barelle occupate per il corridoio”. Una frase che suggerisce tutto il senso del profondo arretramento che l’assistenza sanitaria ha subito in questi anni, nonostante i progressi della medicina, la preparazione dei suoi operatori, una salute migliore e più diffusa. Ed allora cerchiamo di far chiarezza. Perché accade tutto ciò? Qual è l’obiettivo? Banale a dirlo, ma è sempre lo stesso: il profitto. Si sta affogando nei suoi problemi irrisolti la sanità pubblica per dare il via a quella privata. Con la scusa della cronicità si chiudono posti letto e servizi pubblici e si apre alle prestazioni private, non necessariamente meno costose o più efficienti. Ed è giusto chiedersi perché un cittadino ha solo come ultimo strumento quello di recarsi al Pronto soccorso. Perché la sanità territoriale non è stata ulteriormente potenziata e preventivamente attivata a fronte di una riduzione della sanità ospedaliera? Che cosa rimane al cittadino? Il farmaco da banco e fare finta di stare bene? La visita costosa per evitare un’attesa di mesi? Che cosa rimane alla fine all’operatore? Alla fine chi privatizza ci guadagna, chi vende ci guadagna, chi cerca voti e vende fumo ci guadagna. Vergognosa la propaganda elettorale di Marche 2020 dal titolo: “Obiettivo salute”. Sono gli stessi che hanno dato il via alla destrutturazione sanitaria regionale. A perderci restano i cittadini più deboli e i lavoratori della sanità (non tutti si intende, i baroni di sempre continueranno nei loro profitti e nelle loro posizioni di potere). Questa è la sanità del terzo millennio, che si prepara ad assistere (come?) precari ed infortunati di una società in cui il lavoro e la vita saranno sempre più incerti, e a rischio. Nonostante le scelte scellerate della Giunta Regionale uscente, tutto ciò può essere cambiato. In primo luogo dall’unione degli interessi e dei bisogni di operatori e cittadini (baroni esclusi) e poi dalla consapevolezza che la scelta, da subito, è una sola: o la salute pubblica, o il mercato dei profitti privati. Ogni altra cosa è pura e semplice menzogna.

Federazione Anarchica Italiana:
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” - Chiaravalle

giovedì 2 aprile 2015

5 aprile 2015






















Domenica 05 Aprile 

INIZIO ORE 17:30

Ingresso Gratuito
...e a seguire CENA VEGAN!

- SELVA (Post Black / Post-Core da Lodi)

- ATOJ (Post-Core Math-Core da Lodi)

- NEGRO (Hardcore Punk da Fano)

Centro Studi Libertari Luigi Fabbri
via Pastrengo 2, Jesi (AN)

Nella cabina di pilotaggio

Molti lo avranno già letto. A diversi non piacerà l'autore, ma il testo che segue è un utile strumento di riflessione politica fuori da un fatalismo troppo spesso usato, troppo spesso scontato.
NELLA CABINA DI PILOTAGGIO
di FRANCO BIFO BERARDI
tratto da: http://www.commonware.org/…/…/567-nella-cabina-di-pilotaggio
Dicono che il giovane pilota Andreas Lubitz avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost? Non suonano forse le trombe quando l’aereo decolla e quando atterra? Non siamo forse circondati ininterrottamente dal discorso dell’efficienza competitiva? Non siamo forse quotidianamente costretti a misurare il nostro stato d’animo con l’allegria aggressiva delle facce che compaiono negli spot pubblicitari? Non corriamo forse il rischio di essere licenziati se facciamo troppe assenze per malattia? 
Adesso i giornali (gli stessi giornali che da anni ci chiamano fannulloni e tessono le lodi della rottamazione degli inefficienti) consigliano di fare maggiore attenzione nelle assunzioni. Faremo controlli straordinari per verificare che i piloti d’aereo non siano squilibrati, matti, depressi, maniaci, malinconici tristi e sfigati. Davvero? E i medici? E i colonnelli dell’esercito? E gli autisti dell’autobus? E i conducenti del treno? E i professori di matematica? E gli agenti di polizia stradale? Epureremo i depressi. Epuriamoli. Peccato che siano la maggioranza assoluta della popolazione contemporanea. Non sto parlando dei depressi conclamati, che pure sono in proporzione crescente, ma di coloro che soffrono di infelicità, tristezza, disperazione. Anche se ce lo dicono raramente e con una certa cautela l’incidenza delle malattie psichiche è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, e il tasso di suicidio (secondo il rapporto del World Health Organization) è cresciuto del 60% (wow) negli ultimi quarant’anni. Quaranta anni? E che potrà mai significare? Che cosa è successo negli ultimi quarant’anni perché la gente corra a frotte verso la nera signora? 
Forse ci sarà un rapporto tra questo incredibile incremento della propensione a farla finita e il trionfo del Neoliberismo che implica precarietà e competizione obbligatoria? E forse ci sarà un rapporto anche con la solitudine di una generazione che è cresciuta davanti allo schermo ricevendo continui stimoli psico-informativi e toccando sempre di meno il corpo dell’altro? Non si dimentichi che per ogni suicidio realizzato ce ne sono circa venti tentati senza successo.
E non si dimentichi che in molti paesi del mondo (anche in Italia) i medici sono invitati a essere cauti nell’attribuire una morte al suicidio, se non ci sono prove evidenti dell’intenzione del deceduto. E quanti incidenti d’auto nascondono un’intenzione suicida più o meno cosciente? Non appena le autorità investigative e la compagnia aerea hanno rivelato
che la causa del disastro aereo sta nel suicidio di un lavoratore che ha sofferto di crisi depressive e le ha tenute nascoste, ecco che in Internet si è messo in marcia il solito esercito di cospirazionisti. “Figuriamoci se ci credo”, dicono quelli che sospettano il complotto. Ci deve essere dietro la CIA, o forse Putin, o magari semplicemente un gravissimo errore della Lufthansa che ci vogliono tenere nascosto. 
Un vignettista che si firma Sartori e crede di essere molto spiritoso mostra un tizio che legge il giornale e dice: “Strage Airbus: responsabile il copilota depresso.” Poi aggiunge: Fra poco diranno che anche l’ISIS è fatta da depressi.” Ecco, bravo. Il punto è proprio questo: il terrorismo contemporaneo può avere mille cause politiche, ma la sola causa vera è l’epidemia di sofferenza psichica (e sociale, ma le due cose sono una) che si sta diffondendo nel mondo. Si può forse spiegare il comportamento di uno shaheed, di un giovane che si fa esplodere per uccidere una decina di altri umani in termini politici, ideologici, religiosi? Certo che si può, ma sono chiacchiere. La verità è che chi si uccide considera la vita un peso intollerabile, e vede nella morte la sola salvezza, e nella strage la sola vendetta. Un’epidemia di suicidio si è abbattuta sul pianeta terra, perché da decenni si è messa in moto una gigantesca fabbrica dell’infelicità cui sembra impossibile sfuggire. 
Quelli che dappertutto vedono un complotto dovrebbero smetterla di cercare una verità nascosta, e dovrebbero invece interpretare diversamente la verità evidente. Andreas Lubitz si è chiuso dentro quella maledetta cabina di pilotaggio perché il dolore che sentiva dentro si era fatto insopportabile, e perché accusava di quel dolore i centocinquanta passeggeri e colleghi che volavano con lui, e tutti gli altri esseri umani che come lui sono incapaci di liberarsi dall’infelicità che divora l’umanità contemporanea, da quando la pubblicità ci ha sottoposto a un bombardamento di felicità obbligatorio, da quanto la solitudine digitale ha moltiplicato gli stimoli e isolato i corpi, da quando il capitalismo finanziario ci ha costretto a lavorare il doppio per guadagnare la metà.

Al peggio non c’è mai fine.



















Alla fine il Jobs Act è passato senza problemi, consegnando il paese ad una precarietà infinità. La cosiddetta sinistra di classe sembra scomparsa, e non da oggi. Qualche suo epigono si preoccupa principalmente di cacciare qualche poltrona nella speranza di … non si sa bene che cosa. Intanto, per non farsi mancare nulla si fanno avanti leggi liberticide, in nome della sicurezza antiterrorismo, ma tutti sanno che il vero terrorismo è quello che bombarda, reprime, licenzia e comanda, anche se non passa giorno che scemi di regime sono pronti a commentare qualsiasi notizia lungo la direzione di accrescere un senso di angoscia e di razzismo infinito. Qualche regione si prepara al voto, con partiti vecchi e nuovi che si inventano di tutto pur di accaparrarsi fette di potere. Sono tempi duri, e anche i santi risparmiano sui miracoli e per poter rimpinguare casse sempre avide di offerte ci si inventa anni santi straordinari e Expò da vergogna che, nonostante tutto, vendono spazi reali e virtuali, marketing fasulli e biglietti costosi come una settimana di lavoro che riaffermano la regola del gioco: tutti contro tutti, l’importante è vincere. Un gioco cui non parteciperemo mai.